Letterato e teorico dell'arte italiano. Discepolo di A. Genovesi, coltivò
gli interessi più disparati, dalla medicina all'astronomia, dall'economia
alla matematica. Stabilitosi definitivamente a Roma nel 1761, si dedicò
prevalentemente all'attività di critico e di storico dell'arte, con
particolare attenzione all'architettura. Educato alle dottrine illuministe,
amico di Mengs e di Winckelmann,
M. oppose all'arte barocca (interpretata
quale corruzione del gusto) il ritorno agli ideali sottesi all'arte greca
classica, diventando uno dei più vigorosi teorici del Neoclassicismo
nonostante il carattere asistematico ed empirico delle sue teorie. Riconducibili
ai principi del Razionalismo illuministico settecentesco, tali teorie si
fondavano sul principio dell'utilità pubblica alla quale soprattutto
l'architettura (fondata sui tre concetti fondamentali di bellezza,
comodità e solidità) doveva rispondere. Nonostante la forza
polemica che caratterizza molti suoi scritti e che talvolta non lo esime da un
certo estremismo,
M. fu un critico d'arte sensibile e raffinato. Fra le
sue opere di argomento artistico si ricordano:
La vita dei più celebri
architetti (1768), che traccia una storia dell'architettura a partire
dall'antichità;
Principi di architettura civile (1781), l'opera
maggiore di
M., nella quale espose i principi fondamentali del suo
sistema interpretativo;
Dell'arte di vedere nelle belle arti del disegno
secondo i principi di Sulzer e di Mengs (1781), nel quale ricondusse
acutamente l'arte dell'artista tedesco all'insegnamento ideale di Raffaello,
Tiziano e Correggio;
Roma nelle belle arti del disegno (1781);
Dizionario delle arti del disegno (1797) (Oria, Brindisi 1725 - Roma
1798).